giovedì 6 gennaio 2011

Ch-ch-changes

Se è da parecchio che non scrivo qui è per svariati motivi.
Tanto per cominciare, dopo la laurea ho avuto una sorta di calo d'energie intellettive, e la pigrizia è riuscita ad avere la meglio su di me.
Ma il motivo più grosso, importante e complesso è che il 10 gennaio mi trasferisco a Londra. Già, mancano solo tre giorni, lo so. La cosa mi sconvolge in una tale varietà di sensi che mi viene mal di stomaco solo a pensarci.
Una parte di me è al settimo cielo: andare a Londra è una cosa fantastica. Allargherò i miei orizzonti, vivrò immersa in una cultura che amo moltissimo, avrò moltissime possibilità, imparerò una lingua che adoro, conoscerò persone nuove, farò esperienze preziose e, soprattutto, avrò la possibilità di rendermi indipendente, di riflettere su me stessa e di capire cos'è che voglio veramente dalla mia vita.
L'altra parte di me, però, è immersa nella depressione più profonda. Sono nata e cresciuta per ventidue lunghi anni in una piccola isola, figlia unica di due genitori meravigliosi al limite dell'inimmaginabile. Ho avuto sempre gli stessi compagni di classe fino alla terza media, e anche gli amici trovati più tardi sono rimasti nella mia vita per un tale tempo e con una tale importanza che, probabilmente, chi vive in una grande città farebbe difficoltà a capire. Ho frequentato il liceo e l'università senza mai compiere un viaggio più lungo di mezz'ora, tornando ogni sera in una casa a cui sono più attaccata che a qualsiasi altro posto.
Andare via mi spaventa a morte.
Mentre scrivo mi rendo conto che non trovo motivazioni logiche per cui essere spaventata. In fondo me lo stanno dicendo tutti: «Potrai tornare quando vorrai», «Non perderai le tue amicizie», «Questa sarà la tua casa sempre, quando vorrai».
Eppure sono spaventata a morte.

Vado via perché ho bisogno di un futuro.
Vado via perché voglio imparare.
Vado via perché sento di volere di più.
Vado via perché devo alzarmi e camminare.
Vado via per poter tornare.

lunedì 25 ottobre 2010

Qualcuno volò sul nido del cuculo

Ieri mi sono finalmente decisa a guardare Qualcuno volò sul nido del cuculo. È abbastanza vergognoso che io non l'avessi ancora visto e sono contenta di aver rimediato.
Panoramica: il titolo originale è One flew over the cuckoo's nest; direi che è uno dei pochi casi in cui gli italiani sono riusciti a tradurre fedelmente dall'inglese, senza sentire la necessità di affibbiare titolacci smielati a film altrimenti più che buoni. È un film del 1975 di Milos Forman, regista, tra le altre cose, di Hair e, più recente, Man on the moon. Credo sia tra i film americani più amati in assoluto... Non ho ancora mai sentito di nessuno a cui non sia piaciuto. Su IMDb, il sito di riferimento per qualsiasi informazione o nozione cinematografica, sta alla nona posizione nella top 250 dei più bei film (secondo il pubblico votante). È la storia di un uomo sulla quarantina, un furbacchione, che spera di evitare la galera fingendosi matto. Viene portato dunque in manicomio, dove i dottori appureranno se è effettivamente malato di mente oppure no, e comincia a relazionarsi con i diversi compagni di reparto, uno più strano dell'altro.

Ci sono parecchie cose che colpiscono di questa pellicola. Una delle più evidenti, e, secondo me, la più grandiosa, è il livello di recitazione degli attori. Oltre a Jack Nicholson, nei panni del protagonista, che è davvero straordinario, ognuno degli altri personaggi è interpretato in modo strabiliante. La gamma di espressioni facciali, le movenze studiate,... Sembra tutto talmente reale che pare quasi di sentire sotto i piedi il freddo pavimento del manicomio. E la regia, ovviamente, insiste molto su questo punto: ci sono lunghe serie di primi piani che rendono facile carpire ogni cambiamento d'espressione dei personaggi. Tra l'altro è stata una sorpresa scovare delle facce conosciute tra gli attori; non so perché, ma ero convinta che Jack Nicholson fosse l'unica "celebrità" del film. Ci sono dei giovani Danny De Vito e Christopher Lloyd, entrambi pazienti del reparto. E ho passato l'intera durata del film a chiedermi dove avessi già visto l'attore più giovane, finché, una volta finito, ho indagato e scoperto che si trattava di Brad Dourif, l'attore che ha interpretato Vermilinguo nella saga del Signore degli Anelli (e probabilmente molte altre cose, ma io lo conosco per quello :P).
Oltre alla componente attoriale, una cosa che personalmente mi ha colpito molto è la colonna sonora. Non ho niente di particolare da dire in proposito; sono musiche che secondo me si adattano benissimo all'atmosfera del film, in parte poetica, in parte estremamente malinconica, molto paradossale.

È un film che mi è piaciuto davvero tantissimo; senza dubbio, nel complesso, un dei più belli che ho mai visto. Il problema è che la mia lista "I film più belli che ho mai visto" è piuttosto lunga, quindi si tenderebbe a pensare che l'essere compreso in essa non gli dia una posizione granché privilegiata... Siate clementi con me e con il mio giudizio e fate finta di niente; ma quando vi dicono che Qualcuno volò sul nido del cuculo è un film che vale la pena vedere, vi garantisco che potete credergli.

domenica 24 ottobre 2010

Osservazione estremamente superficiale n.1

Dopo aver visto i primi due film della serie (parecchio tempo fa), ieri sera ho guardato Spiderman 3. Non vorrei dilungarmi troppo sulle osservazioni da pseudo-critica cinematografica, anche perché non ho molto da dire: è un film carino, divertente, che si guarda abbastanza volentieri e che offre qualche risatina, ma niente di particolarmente speciale.
Quello che, da brava amante dell'estetica in ogni sua forma, mi preme di chiedere a voi tutti è: come può una qualsiasi ragazza sana di mente preferire Tobey Maguire a JAMES FRANCO...??




Non me lo spiego.
Se qualcuno di voi ha una valida risposta sono pronta a sentirla :) Ma non contate sul fatto che io possa cambiare idea.

martedì 12 ottobre 2010

Uno dei motivi per cui amo la mia città

Julie Taymor colpisce ancora

Una cosa che faccio ogni tanto è passare una buona mezz'ora a guardarmi i trailer dei film in uscita. Ieri sera, mentre appunto rovistavo tra le pellicole in programma, sono rimasta folgorata dal trailer di The Tempest, nuovo film di Julie Taymor, adattamento dell'omonima opera shakespeariana.
Non sono una divoratrice di Shakespeare, ma quei tre o quattro testi che ho letto (e studiato) mi piacciono davvero molto (in particolare Sogno di una notte di mezza estate). Non ho ancora avuto occasione di leggere La Tempesta, ma mi sono sempre ripromessa di farlo, e a quanto pare questo è un ottimo momento per mantenere la parola.
Parliamo brevemente di Julie Taymor: americana, nata nel 1952; la sua carriera registica in campo cinematografico non è particolarmente piena fin'ora, ma i suoi pochi film hanno avuto un discreto successo, da quello che so. Circa cinque anni fa vidi Frida e me ne innamorai all'istante. È un film biografico del tutto particolare, che offre un ritratto originalissimo della protagonista (la pittrice messicana Frida Kahlo), facendo viaggiare lo spettatore fuori e dentro i suoi quadri, in un universo surreale di colori folli. Poi fu la volta di Across the Universe, circa tre anni fa, se non sbaglio. Una fan sfegatata dei Beatles come me non poteva perderselo per nessun motivo al mondo. Devo dire che il film non mi convinse del tutto, ma non si può negare che la "messa in scena" delle canzoni sia davvero spettacolare. Infine, durante il mio primo anno d'università, ebbi l'occasione di vedere Oedipus Rex, una sorta di strana messa in scena televisivo-teatrale, cantata in latino, dell'antica tragedia di Sofocle. Piuttosto particolare, molto interessante.
Dunque potrete capirmi se mi gaso all'idea di un'opera shakespeariana elaborata da Julie Taymor. Magari non sarà una grande regista intellettuale, ma ha indubbiamente un talento visionario, se non altro per la resa scenica ed estetica dei suoi film. Inoltre, il fatto che abbia diretto così pochi film e che abbia fatto passare una discreta quantità di tempo tra l'uno e l'altro potrebbe stare a significare che mette molta dedizione in ciò che fa, scegliendo di lavorare con calma su ogni sua opera... Ovviamente potrei sbagliarmi (Woody Allen produce circa un film all'anno e, a mio parere, fin'ora ha toppato veramente poco), magari queste lunghe pause significano solo che nel frattempo sceglie di fare qualcos'altro (so che lavora anche in campo teatrale).
Quello che so per certo è che il trailer di The Tempest è davvero favoloso. Giudicate voi!




PS: Helen Mirren è davvero un grandissimo pezzo di donna.

John Lennon ha 70 anni


So che sono in ritardo di qualche giorno, ma mi sento di scrivere un piccolissimo post riguardo al settantesimo compleanno di John Lennon.
Yoko Ono, che io seguo su Twitter, per l'occasione aveva invitato la popolazione mondiale a manifestare il proprio amore per il defunto marito e ad augurare la pace al nostro pianeta. Una cosa che dovete sapere di me è che sono una grandissima appassionata dei Beatles. Adoro ognuno dei loro album, ogni loro canzone, e ho letto più di qualche testo in materia, biografico o di documentazione che sia. Ovviamente non sono un'esperta sulla vita e le relazioni di John Lennon, quindi lungi da me l'intenzione di sputare sentenze sicure al riguardo, ma non provo molta simpatia per Yoko Ono - cosa che forse ho in comune con altri fan dei Beatles. La trovo una persona strana, difficile da inquadrare, e le sue grandi manifestazioni d'affetto verso il mondo non mi danno sempre l'idea d'essere del tutto sincere. Il 9 ottobre, appunto il giorno del compleanno di John Lennon, Yoko Ono ha postato un video su Youtube, in cui ricordava il marito e si augurava che la sua volontà di pace continuasse a spargersi tra la gente anche a trent'anni dalla sua morte. Indipendentemente dal fatto che io non abbia gradito molto alcune parti del video (tipo il menzionare la "terribile" infanzia di John), non posso che concordare con lei.
John Lennon è vissuto per soli quarant'anni, ma è stato uno dei personaggi più importanti ed influenti dell'intero secolo, da molti diversi punti di vista. La sua musica, la sua persona, le sue affermazioni continueranno a vivere tra la gente ancora per decenni. Le sue canzoni, i suoi disegni e le sue idee parlavano del mondo per com'è e per come sarà sempre, di quelle caratteristiche immutabili che accompagnano l'umanità nonostante le mode e il passare del tempo. È per questo che John Lennon è immortale.